Buona Epifania a tutti!
Inizio il nuovo anno con la meravigliosa
lettera che il professor Carmina, morto nel
crollo delle palazzine ad Agrigento, aveva
dedicato ai suoi allievi al momento di andare
in pensione:
«Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi.
Ho appena chiuso il registro di classe.
Per l’ultima volta.
In attesa che la campanella liberatoria
li faccia sciamare verso le vacanze,
mi ritrovo a guardare i ragazzi che
ho davanti. E, come in un fantasioso
caleidoscopio, dietro i loro volti ne
scorgo altri, tantissimi, centinaia,
tutti quelli che ho incrociato in
questi ultimi miei 43 anni.
Di parecchi rammento tutto,
anche i sorrisi, le battute, i
gesti di disappunto, il modo di
giustificarsi, di confidarsi, di
comunicare gioie e dolori, di altri,
molti in verità, solo il viso o il nome.
Con alcuni persistono, vivi, rapporti
amichevoli, ma il trascorrere del
tempo e la lontananza hanno
affievolito o interrotto, ahimè,
quelli con tantissimi altri.
Sono arrivato al capolinea ed
il magone più lancinante sta
non tanto nell’essere iscritto
di diritto al club degli anziani,
quanto nel separarmi da questi
ragazzi.
A tutti credo aver dato tutto
quello che ho potuto, ma credo
anche di avere ricevuto di più,
molto di più. Vorrei salutarvi tutti,
quelli che incontro per strada,
quelli che mi siete amici sui social,
e, tramite voi, anche tutti gli altri,
tutti, ed abbracciarvi ovunque
voi siate.
Vorrei che sapeste che una delle
mie felicità consiste nel sentirmi
ricordato; una delle mie gioie è
sapervi affermati nella vita; una
delle mie soddisfazioni la coscienza
e la consapevolezza di avere tentato
di insegnarvi che la vita non è un
gratta e vinci: la vita si abbranca,
si azzanna, si conquista. Ho imparato
qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti
la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo,
l’entusiasmo, la voglia di lottare.
Gli anni del liceo, per quanto belli,
non sempre sono felici né facili,
specialmente quando avete dovuto
fare i conti con un prof. che certe
mattine raggiungeva livelli eccelsi
di scontrosità e di asprezza,
insomma …. rompeva alla grande.
Ma lo faceva di proposito, nel
tentativo di spianarvi la strada,
evidenziandone ostacoli e difficoltà.
Vi chiedo scusa se qualche volta
non ho prestato il giusto ascolto,
se non sono riuscito a stabilire la
giusta empatia, se ho giudicato
solo le apparenze, se ho deluso le
aspettative, se ho dato più valore
ai risultati e trascurato il percorso
ed i progressi, se, in una parola,
non sono stato all’altezza delle
vostre aspettative e non sono
riuscito a farvi percepire che
per me siete stati e siete
importanti, perché avete
costituito la mia seconda
famiglia.
Un’ultima raccomandazione,
mentre il mio pullman si sta
fermando: usate le parole
che vi ho insegnato per
difendervi e per difendere
chi quelle parole non le ha;
non siate spettatori ma
protagonisti della storia
che vivete oggi: infilatevi
dentro, sporcatevi le mani,
mordetela la vita, non “
adattatevi”, impegnatevi,
non rinunciate mai a
perseguire le vostre mete,
anche le più ambiziose,
caricatevi sulle spalle chi
non ce la fa: voi non siete
il futuro, siete il presente.
Vi prego: non siate mai indifferenti,
non abbiate paura di rischiare
per non sbagliare, non state
tutto il santo giorno incollati
a cazzeggiare con l’iphone.
Leggete, invece, viaggiate,
siate curiosi (rammentate
il coniglio del mondo di sofia?).
Io ho fatto, o meglio, ho
cercato di fare la mia parte,
ora tocca a voi. Le nostre
strade si dividono, ma ricordate
che avete fatto parte del mio
vissuto, della mia storia e,
quindi, della mia vita.
Per questo, anche ora che
siete grandi, per un consiglio,
per una delusione, o semplicemente
per una risata, un ricordo o un
saluto, io ci sono e ci sarò.
Sapete dove trovarmi.
Ecco. Il pullman è arrivato.
Io mi fermo qui.
A voi, buon viaggio».
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