La poesia, attraverso il disegno e la
trasposizione grafica, acquista un senso
ulteriore, diventa contemplazione,
meditazione più profonda... dando vita
alla POESIA VISUALE.
I miei studenti sono particolarmente
abili nel realizzare calligrammi dalle
poesie esaminate in classe, questi
esempi sono tratti dai quaderni di
Alessandro, Monia e Sara:
"Grazie, perchè mi aiutate a dare un
senso più vero e profondo al mio lavoro"
Gli anni passano, il ricordo resta,
incancellabile, immutato...
Giovanni Falcone è l'eroe della
nostra epica contemporanea; lo
rassomiglio al mio adorato Ettore,
principe troiano, uomo di cuore,
che ha fatto il suo dovere, valoroso;
non ha vinto ma ha vinto lo stesso...
non per niente oggi siamo ancora
qui a ricordarne le "gesta"!
Abbiamo già letto in classe "Per questo
mi chiamo Giovanni" di Luigi Garlando,
oggi lo celebriamo con queste poesie:
PER GIOVANNI FALCONE
di ALDA MERINI
La mafia sbanda, la mafia scolora la mafia scommette, la mafia giura che l'esistenza non esiste, che la cultura non c'è, che l'uomo non è amico dell'uomo.
La mafia è il cavallo nero dell'apocalisse che porta in sella un relitto mortale, la mafia accusa i suoi morti. La mafia li commemora con ciclopici funerali: così è stato per te, Giovanni, trasportato a braccia da quelli che ti avevano ucciso.
IL VINCITORE
di NINO D'AMBRA
Non piangete
Giovanni Falcone,
i vincitori
non si piangono.
Lui scelse la lotta e la morte
per vivere una luce
che non si spegne in un mondo
dove prevalgono le tenebre.
Non piangete
Giovanni Falcone:
non nascose il suo volto
nel fango quotidiano,
non lo fermarono
né minacce, né lusinghe,
perché lui era già
il vincitore.
Non gli importava
sapere l’ora della morte:
era un passaggio obbligato,
una consapevolezza titanica;
i leoni non vanno a morire
con la criniera abbassata.
E mentre lo sdegno
degli Uomini
montava come un uragano
allo scatto
del pulsante assassino,
chissà in quale parte
inimmaginabile
dell’Universo siderale,
Dante e Omero
celebravano
l’apoteosi
di Giovanni Falcone.
Spargete fiori
sul passo del vincitore,
coprite l’autostrada
di ghirlande di lauro.
Giovanni non appartiene
al regno dei morti.
I morti sono la calunnia,
la maldicenza, l’invidia:
piccoli immondi tarli
senza storia,
tare di un mondo
dove la tecnologia
ha retrocesso il cuore
nel Medioevo.
Non piange la terra
che si è nutrita
con il suo sangue,
per partorire germogli
di eternità.
Il vortice del vento
ne carpirà le spore
alla ricerca
di altri suoli fecondi.
Non piangete
Giovanni Falcone.
Voi sì,
madri dei suoi assassini,
voi sì avete diritto
al pianto,
alla disperazione,
a strapparvi i capelli,
a vestirvi di un nero eterno,
a maledire
il vostro latte avvelenato
che li ha nutriti.
Ma non puoi piangere
chi scelse il prezzo
di essere libero!
Fermati
pellegrino del mondo,
fermati accanto
all’autostrada divelta,
fermati all’alba
(non quando tramonta il sole):
ti illuminerai
di miriadi
di germogli splendenti,
tutti con il volto intatto
e immacolato
di Giovanni Falcone.
Per completare, cantiamo tutti insieme questa coinvolgente canzone di Fabrizio Moro "Pensa"
L’amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perchè dà ricchezza, emozioni, complicità e perchè è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si puo’ camminare accanto e crescere insieme...."
(Susanna Tamaro)
Quando sento i miei alunni discutere o
riflettere sui loro "piccoli grandi" problemi
di amicizia, racconto loro questa illuminante
pillola di saggezza....
COME SI MANTIENE UN'AMICIZIA
Una madre e suo figlio stanno passeggiando
sulla spiaggia.
Ad un tratto il bambino dice: "Mamma come
si fa a mantenere un’amicizia?"
La madre guarda il figlio sorridendogli con
dolcezza e poi gli dice: "Raccogli un po’ di
sabbia."
Il ragazzo si china e raccoglie una manciata di
sabbia finissima.
La madre allora, sempre sorridendo: "Ora stringi
il pugno…"
Il ragazzo stringe la mano attorno alla sabbia e
vede che, più stringe, più la sabbia gli esce dalla
mano.
"Mamma, la sabbia se ne scappa…"
"Lo so, caro… Ora tieni la mano completamente
aperta…"
Il ragazzo ubbidisce, ma una folata di vento porta
via parte della rimanente.
"Anche così non riesco a tenerla…"
E la madre, sempre sorridendo:
"Adesso raccogline un altro po’, e tienila con la
mano aperta a cucchiaio…
così.. abbastanza chiusa per custodire e abbastanza
aperta per lasciare libertà".
Il ragazzo riprova, questa volta la sabbia non
sfugge dalla mano ed è protetta dal vento.
"Ecco come far durare un’amicizia…"
Ho scelto per questa ricorrenza speciale
una poesia insolita, vagamente anomala;
ho selezionato per i miei alunni le prime
cinque strofe, le adoro perchè ci costringono
a ricordare l'infinito miracolo della vita
con un linguaggio nuovo, intriso di quotidianità
e di normalità, crudo, essenziale.
Auguri alla mia mamma, a tutte le mamme,
a chi ancora si stupisce e si commuove di
fronte a tanto portentoso prodigio....
"A MIA MADRE" di ERRI DE LUCA
In te sono stato albume, uovo, pesce, le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta, fuori di te sono contato a giorni.
In te sono passato da cellula a scheletro un milione di volte mi sono ingrandito, fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto l'ho portato con me.
Sono venuto nudo, mi hai coperto così ho imparato nudità e pudore il latte e la sua assenza.
Mi hai messo in bocca tutte le parole a cucchiaini, tranne una: mamma. Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra quella l'insegna il figlio.
Da te ho preso le voci del mio luogo, le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri, da te ho ascoltato il primo libro dietro la febbre della scarlattina.
Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze, a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco, a finire parole crociate, ti ho versato del vino e ho macchiato la tavola, non ti ho messo un nipote sulle gambe non ti ho fatto bussare a una prigione non ancora, da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo, a tuo padre somiglio, a tuo fratello, non sono stato figlio. Da te ho preso gli occhi chiari Non il loro peso A te ho nascosto tutto.
Ho promesso di bruciare il tuo corpo di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco fratello del vulcano che ci orientava il sonno.
Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone all'ora dell'arcobaleno che ti faceva spalancare gli occhi.
Partecipo alla giornata mondiale della risata,
che ricorre la prima domenica di maggio,
proponendovi un esperimento alquanto ardito:
Luciana Littizzetto ha riscritto, in chiave comica,
una delle mie poesie preferite: "Lentamente muore"
di Martha Medeiros.
Testo originale:
Lentamente muore (Ode alla vita)
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi fa della televisione il suo guru. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Versione comica della Littizzetto:
Lentamente muore chi non cambia marcia Lentamente muore chi non mette la freccia
quando svolta Lentamente muore chi non tira il freno a mano
in discesa Chi sbaglia nell'usare la fresa Chi gli casca in testa un'obesa, la casa o la
torre di Pisa Muore lentamente chi non fa come la Marcuzzi E se non riesce ad andare in bagno, se la tiene
tutta dentro Muore lentamente chi non si leva prontamente
da sotto il casco della permanente Muore più velocemente chi mette le dita nella
presa di corrente Chi non si sposta quando cascano le piante E chi mangia le amanite velenose al ristorante
Muore lentamente tanta bella gente Ma c'è anche E tu lo sai Una banda di co...bip che non muore mai.
Alcuni alunni mi hanno confidato che
giocano con le parole difficili della
rubrica con i genitori, questo non
può che farmi piacere. Fanno a gara
per vedere quante ne conoscono,
se non rientrano nel loro bagaglio
lessicale, le cercano sul vocabolario,
"usandole" poi in conversazioni
simulate, ma verosimili.
E' quello che facciamo anche in
classe, pongo loro domande del
tipo: "Elisa, sei una ragazza indolente?"
"Giacomo, ritieni di essere un po'
smargiasso?, le risposte poco
pertinenti suscitano talvolta delle
belle risate!!!
Le parole possono avere un potere
enorme, quando sono le parole giuste
al momento giusto.
Propongo altre dieci parole per la mia
rubrica on line, alcune sono più facili da
"rivendere", altre più ricercate, altre
ancora sono semplicemente affascinanti
nella loro accezione figurata....
ODISSEA
CLASSE
SOLERZIA
SBRAITARE
OTTIMIZZARE
AVVENIRISTICO
VOLTAGABBANA
COACERVO
PEDISSEQUO
BEOTA (questa la usano sempre!!!)