Io?
Comportarmi bene? Da piccola vedevo Tarzan andare in giro nudo.
Cenerentola arrivava a mezzanotte. Pinocchio diceva bugie. Aladino era
un ladro. Batman guidava a 320 km/h. Biancaneve abitava in una casa con 7
uomini. Popeye fumava ed era tutto tatuato, Cappuccetto Rosso andava in giro per il bosco da sola e dava pure confidenza al lupo, Pollon usava una polverina bianca per portare allegria... Tutto questo per non parlare della
filastrocca più famosa...... 3 civette che facevano l'amore con la
figlia del dottore...
Ma dai....!? Troppo tardi! La colpa non è mia, ma della mia infanzia!
Queste sono le favole che abbiamo letto in classe:
Non è proprio una favola e neanche
una filastrocca, è un misto di prosa e rime,
ricche di leggerezza e musicalità,
si tratta della LETTERA DI UN RAGNO AL
SUO PADRON DI CASA di
Gianni Rodari. Ascoltiamola:
Ecco il testo:
Egregio Signore,
sono un vecchio ragno e sono vissuto finora proprio alle sue spalle dietro il busto di gesso di questo strano personaggio con due facce che mi sembra si chiami il dio Giano. Anzi, senta ...
Il buon dio Giano, com'era stran,o aveva due facce per far le boccacce. Dietro la testa guarda caso gli è spuntato un altro naso. Però non è del dio Giano che voglio parlarle, ma della mia vecchia e povera persona.
Ero un bel ragno grasso e nero ai miei tempi. Ma ... sono stato ridotto così dalle tante battaglie che ho dovuto sostenere con la di lei moglie, che ogni mattina distruggeva con un sol colpo di scopa le mie pazienti creazioni nel campo della tessitura.
Se lei fosse un pescatore e un pescecane e le distrugessero tutte le mattine la rete come farebbe a vivere?
Con questo non voglio paragonare la sua signora a un pescecane. Ma ... insomma mi sono dovuto ridurre a dare la caccia ai moscerini in libreria, e mi sono accampato in un piccolo rifugio dietro la testa del dio Giano, che non se ne lamenta troppo. Così sono invecchiato.
Le mosche sono sempre più rare con tutti gli insetticidi che hanno inventato. Vorrei pregare la sua signora di lasciarne vivere almeno due o tre la settimana, di non farle morire proprie tutte.
Ma so che questo è impossibile. La sua signora odia le mosche, perché le sporcano le tovaglie e i vetri delle finestre. Perciò ho deciso di lasciare questa casa e di trasferirmi in campagna, là forse troverò da vivere.
Ho ricevuto un messagio da alcuni amici miei che vivenano in solaio e sono emigrati in giardino. Si trovano bene e mi invitano a raggiungerli. Si, signore, ce ne andiamo tutti. I ragni lasciano le case degli uomini perché non vi trovano più cibo. Me ne vado senza malinconia.
Ma ... mi sarebbe sembrato di farle un dispetto e di mancarle di cortesia, andandomene senza salutare.
Suo devotissimo
Ragno Ottozampe
Consegna:
Riscrivete la favola cambiando il
punto di vista:
Lettera del padron di casa al ragno...
(nel video troverete una parolaccia,
scusatelo, poteva anche evitarla!😈)
Gli approfondimenti sui mostri
mitologici coinvolgono molto gli alunni,
io li organizzo così:
- stilo un elenco di mostri mitologici
(tanti quanti sono gli alunni)
- ad ogni mostro assegno un numero
- ogni alunno sceglie un numero e
svolge l'approfondimento corrispondente
(questo per evitare liti, si sa che l'erba del
vicino è sempre più verde!)
- la ricerca per casa va scritta a mano,
estrapolando le informazioni da varie fonti
- ogni mostro va raffigurato in un disegno
- ultima tappa, in classe, ogni alunno "sale"
in cattedra e spiega ai compagni le
caratteristiche e i miti collegati al suo
mostro, cercando di interessare e
incuriosire la "platea".
Ho preso l'idea da "La cicala
e la formica" di Jean de La
Fontaine.
Questa è la favola "in prosa":
L'estate passava felice per la cicala che si godeva il sole sulle foglie degli alberi e cantava, cantava, cantava. Venne il freddo e la cicala imprevidente, si trovò senza un rifugio e senza cibo. Si ricordò che la formica per tutta l'estate aveva accumulato provviste nella sua calda casina sotto terra. Andò a bussare alla porta della formica. La formica si fece sulla porta reggendo una vecchia lampada ad olio. - Cosa vuoi? - chiese con aria infastidita. - Ho freddo, ho fame… .- balbettò la cicala. Dietro di lei si vedeva la campagna innevata. Anche il cappello della cicala ed il violino erano pieni di neve. - Ma davvero? - brontolò la formica - lo ho lavorato tutta l'estate per accumulare il cibo per l'inverno. Tu che cosa hai fatto in quelle giornate di sole? - Io ho cantato! - Hai cantato? - Bene… adesso balla! La formica richiuse la porta e tornò al calduccio della sua casetta, mentre la cicala, con il cappello ed il violino coperti di neve, si allontanava, ad ali basse, nella campagna.
Questa è la favola "in poesia":
La Cicala che imprudente tutta estate al sol cantò, provveduta di niente nell’inverno si trovò, senza più un granello e senza una mosca nella credenza. Affamata e lamentosa va a cercar della Formica e le chiede qualche cosa, qualche cosa in cortesia per poter fino alla prossima primavera tirar via: promettendo per l’agosto, in coscienza l’animale, interessi e capitale. La Formica che ha il difetto di prestar malvolentieri, le domanda chiaro e netto: – Che hai fatto tu fino a ieri? – Cara amica, a dire il giusto, non ho fatto che cantare tutto il tempo. – Brava, ho gusto, balla adesso, se ti pare.
DA PROSA A POESIA DA FAVOLA A FILASTROCCA Questi sono i vostri lavori, ispirati alla favola di Esopo "Il leone e il cinghiale".
Ecco il testo in prosa: D'estate, quando il calore provoca la sete, un leone e un cinghiale andarono a bere a una piccola fonte, e cominciarono a litigare su chi dei due dovesse dissetarsi per primo. La lite si inasprì fino a trasformarsi in duello mortale. Ma ecco che, mentre si volgevano un momento per riprendere fiato, scorsero degli avvoltoi che stavano lì ad aspettare il primo che sarebbe caduto, per mangiarselo. A tal vista, ponendo fine al duello, dichiararono: " Meglio diventare amici che diventar pascolo di avvoltoi e di corvi ".
Ecco le vostre divertenti filastrocche:
MARILA E MARGHERITA: In un bel giorno d'estate, quando i pesci fanno il bagno, un leone e un cinghiale vanno a bere nello stagno. Cominciano subito a litigare per chi lì berrà all'inizio e continuano a lottare per togliersi lo sfizio. Esausti per lo sforzo, riprendono un po' fiato e invece di bere un sorso guardano il proprio stato Alzano infatti lo sguardo e vedono due grandi avvoltoi: con occhi spaventati si dicono tra loro: - E' meglio essere amici pur di rimanere vivi e felici!
FRANCESCA E LORENZO: In un caldo giorno d'estate, un leone e un cinghiale andarono a bere alle cascate. Subito presero a litigare scatenando una lotta infernale. Esausti per la fatica decisero presto di farla finita, Appunto mentre riposavano, dopo la lotta agguerrita, gli avvoltoi li guardavano come carne già abbrustolita. Alla fine i duellanti pur di non diventare una torta farcita, decisero di abbandonare l'orgoglio e chiudere pari la partita.
CHIARA E SOFIA: In un caldo giorno d'estate il leone e il cinghiale decisero di andare allo stagno per l'acqua gustare. Arrivati, cominciarono a litigare per chi si dovesse per primo abbeverare. Tra zampate e morsi diventarono feroci come leoni e orsi, ma poco dopo due avvoltoi arrivarono e per poco non li mangiarono. Alla fine meglio rimanere amici che essere mangiati come gustose pernici.
ALESSANDRO E FRANCESCO: In un caldo giorno d'estate si sentirono litigate tra il cinghiale e il leone che facevan confusione. Ognuno voleva bere per primo finendo così per tirarsi il limo. Ormai arrancanti e con gli occhi pesti per i pianti alzarono la testa vedendo gli avvoltoi che facevano festa. Allora decisero di smettere e l'orgoglio da parte mettere, perché la vita volevan tenere e gli avvoltoi a bocca asciutta vedere.
ALESSANDRO E NICOLAS: In un caldo giorno d'estate il leone e il cinghiale andarono a a bere nello stesso laghetto dove dissetarsi con qualche sorsetto. Subito presero a litigare per chi doveva bere per primo nello stagno "imperiale", finirono a sfidarsi a duello dandosi morsi, zampate e colpi di randello. Finita la lotta si fermarono per un momento, i due si guardarono senza commento, alzarono la testa e videro gli avvoltoi volare nel vento e, per la paura, scapparono appena in tempo. E' meglio restare amici piuttosto che diventare pasto per i nemici.
GIULIA D. E GIULIA M.: In un caldo giorno d'estate, quando tutti volevano fare il bagno, un leone e un cinghiale andarono a bere nello stesso stagno. Subito iniziarono a litigare su chi si dovesse per primo dissetare successivamente cominciò una forte lotta e si diedero più di qualche botta. Dopo aver ripreso fiato uno dei due aveva notato due digiuni avvoltoi che il loro odore avevano fiutato. I due animali, ormai stanchi, si guardarono i visi bianchi e dissero perché litigare per poi uno spuntino diventare?
GIULIA C. E LEONARDO: In un caldo giorno d'estate il leone e il cinghiale, dopo lunghe passeggiate, andarono a bere in un laghetto dove iniziarono il loro banchetto. Subito presero a litigare su chi dovesse bere per primo dopo tanto mangiare. La lotta divenne feroce e ciascuno dei due correva veloce. Esausti per la fatica, decisero infine di farla finita, infatti mentre si riposavano gli avvoltoi un buon profumino fiutavano. A questo punto i due si scambiarono uno sguardo d'intesa e decisero di porre fine alla sanguinosa contesa. Decisero quindi di rimanere sani e belli piuttosto di essere mangiati dagli uccelli.
CRISTIAN E GIADA: In un caldo giorno d'estate il leone e il cinghiale andarono a bere alle cascate, subito presero a litigare per chi prima si doveva dissetare. Mentre pigramente riposavano ancora minacciosamente si guardavano. Videro degli avvoltoi che dissero loro: - Vogliamo mangiare tutti voi! A questo punto i duellandi smisero di essere nemici per rimanere sani e felici.
LUDOVICA C. E DAVIDE: Era una calda mattina soleggiata un leone e un cinghiale facevano una passeggiata; subito presero a litigare per chi prima si dovesse dissetare. Incominciarono a sfidarsi in un duello ma successe un vero macello, li osservavano due uccelli che non erano per niente belli. I due animali smisero di litigare e di essere mangiati evitare, decisero perciò di restare amici per non dare soddisfazione ai loro nemici.
FRANCESCA E GIORGIA: Un giorno d'estate un leone e un cinghiale andarono allo stagno, forse per bere o forse per fare il bagno. Per chi si dovesse prima dissetare presero con ferocia a litigare, fino a quando esausti per i morsi e le zampate decisero di riposare. Durante la pausa, dopo il duello, si accorsero di qualcosa di non proprio bello, infatti due avvoltoi li osservavano con attenzione aspettando di fare del perdente un solo boccone. Dopo essersi accorti che gli avvoltoi erano in attesa lì vicino, decisero di rimanere amici piuttosto che diventare uno spuntino.
SOFIA E SIMONE: Un giorno un cinghiale e un leone andarono a bere in un vascone. Il cinghiale disse:"Se non mi fai bere per primo va a finire che ti sopprimo!" Il leone sfidò il cinghiale e si fecero molto male. Non avevano più fiato perché avevano faticato. C'erano due uccelli che sembravano gemelli, aspettavano con l'acquolina una morte repentina. I duellanti furbamente fecero pace finalmente. E perciò ecco io vi dico: "Meglio un amico forte e vivo che un nemico vendicativo!"
ALESSIA E LIVIA: Era estate, non era di Natale quando un leone e un cinghiale nello stagno presero a litigare su chi per primo doveva l'acqua guadagnare. I loro battibecchi iniziarono a disturbare un avvoltoio che stava lì a riposare; l'uccello, infastidito da tanta confusione, prese immediatamente una decisione. Chiamò a raduno tutti i suoi fratelli per aspettare che i due si facessero a brandelli. Però, impauriti da tanti uccelli, il leone e il cinghiale smisero di fare i ribelli. I due animali fecero la pace per non dare più fastidio al rapace perché era meglio restare amici senza un vincitore che essere lo spuntino di un predatore.