e Alessandro per aver scritto parole tanto
belle e significative.
Ecco l'articolo:
Rieti, incontri degli studenti
della Ricci con ragazzi
portatori di handicap:
«Esperienza formativa»
di Lorenzo Santoprete
RIETI - Nuove iniziative per la scuola secondaria di primo grado “A.M.Ricci”, che si dimostra sempre all’avanguardia. Un’intera classe di studenti, tra i 13 e i 14 anni, è stata protagonista di una serie di incontri formativi con ragazzi portatori di handicap dell’associazione Arfh (Associazione Reatina Famiglie portatori Handicap).
Tutto è nato a seguito di un episodio verificatosi in classe ai danni di un compagno. Invece del consueto provvedimento di sospensione, il consiglio di classe ha deciso di attuare una nuova strategia seguendo un percorso alternativo: “risarcire il danno” attraverso attività concrete presso associazioni di volontariato.
«Sono pienamente convinta che questi provvedimenti siano molto più efficaci della semplice sospensione dalle attività didattiche, sono ragazzini che attraversano momenti particolarmente delicati della crescita e talvolta vivono veri e propri traumi familiari, quindi è un modo per farli sentire accettati, mostrando loro un aspetto della vita che magari non hanno mai conosciuto». A parlare è Carla Belloni, insegnante di italiano e tutor dei ragazzi, nonché promotrice del progetto.
«I ragazzi – continua la stessa – si sono da subito mostrati interessati e incuriositi, la mattina del 2 gennaio si sono presentati puntuali, con piccoli doni per i nostri nuovi amici. Le reazioni dopo gli incontri sono state positive, per questo consiglierei a tanti colleghi di seguire questa strada che porta soddisfazioni e lentamente cambia in positivo i ragazzi “difficili”».
La validità dell’esperienza vissuta è confermata dagli stessi protagonisti: «E’ stata una buona iniziativa, per me e per tutta la classe: abbiamo capito il dolore che provano in silenzio (riferito ai ragazzi dell’Arfh), mentre noi ci lamentiamo anche se ci fa male solo un dito» afferma uno studente. «E’ stata una fantastica esperienza, come mi aspettavo che fosse, che mi ha fatto capire che diverso non vuol dire per forza sbagliato, hanno vissuto diversamente da noi, hanno forza di volontà e un perenne sorriso sulla bocca» aggiunge un suo compagno di classe.
Le attività svolte sono state numerose e molto interessanti, come racconta un ragazzo: «All’Arfh abbiamo fatto arte attraverso i movimenti, lavorato con il das, poi abbiamo pitturato e imparato a fare i giocolieri. C’erano ragazzi simpatici, abbiamo parlato, scherzato e abbiamo mangiato i biscotti che mia nonna ha preparato per loro. Ci siamo divertiti e abbiamo capito il motivo per cui eravamo lì: rendere felici queste persone e rendere noi stessi persone migliori».
Toccante il pensiero di uno studente nei confronti dei ragazzi speciali, come quelli che hanno incontrato in questa occasione: «Hanno un cuore grande come il mare, ti insegnano a giocare e a sognare, ma soprattutto ti insegnano che la vita è una sola e la dobbiamo amare».
E’ evidente che l’obiettivo della scuola sia stato raggiunto: gli studenti hanno acquisito la sensibilità necessaria per sviluppare uno stile di vita all’insegna dell’agire, si sono avvicinati al volontariato con atteggiamento maturo e in alcuni di loro si è vista una crescita personale.
Avvicinarsi ad una realtà così estranea alla loro, non può che fare bene ai ragazzi, in questo modo riescono a sviluppare rispetto e solidarietà nei confronti del prossimo, ma soprattutto del diverso. In una società come quella in cui vivono i ragazzi d’oggi, dove “unificarsi alla massa” o “appartenere al gruppo” sono considerati valori fondanti, incontri come questi sono veramente formativi.
Questo iter costruttivo già da qualche anno è realtà in molte regioni del nord, tra cui il Piemonte, dove circa 1.200 studenti lo hanno sperimentato. Si spera che possa prendere piede anche nei nostri istituti in modo da favorire un concreto confronto con i valori della solidarietà e l’assunzione di stili di comportamento positivi.
Tutto è nato a seguito di un episodio verificatosi in classe ai danni di un compagno. Invece del consueto provvedimento di sospensione, il consiglio di classe ha deciso di attuare una nuova strategia seguendo un percorso alternativo: “risarcire il danno” attraverso attività concrete presso associazioni di volontariato.
«Sono pienamente convinta che questi provvedimenti siano molto più efficaci della semplice sospensione dalle attività didattiche, sono ragazzini che attraversano momenti particolarmente delicati della crescita e talvolta vivono veri e propri traumi familiari, quindi è un modo per farli sentire accettati, mostrando loro un aspetto della vita che magari non hanno mai conosciuto». A parlare è Carla Belloni, insegnante di italiano e tutor dei ragazzi, nonché promotrice del progetto.
«I ragazzi – continua la stessa – si sono da subito mostrati interessati e incuriositi, la mattina del 2 gennaio si sono presentati puntuali, con piccoli doni per i nostri nuovi amici. Le reazioni dopo gli incontri sono state positive, per questo consiglierei a tanti colleghi di seguire questa strada che porta soddisfazioni e lentamente cambia in positivo i ragazzi “difficili”».
La validità dell’esperienza vissuta è confermata dagli stessi protagonisti: «E’ stata una buona iniziativa, per me e per tutta la classe: abbiamo capito il dolore che provano in silenzio (riferito ai ragazzi dell’Arfh), mentre noi ci lamentiamo anche se ci fa male solo un dito» afferma uno studente. «E’ stata una fantastica esperienza, come mi aspettavo che fosse, che mi ha fatto capire che diverso non vuol dire per forza sbagliato, hanno vissuto diversamente da noi, hanno forza di volontà e un perenne sorriso sulla bocca» aggiunge un suo compagno di classe.
Le attività svolte sono state numerose e molto interessanti, come racconta un ragazzo: «All’Arfh abbiamo fatto arte attraverso i movimenti, lavorato con il das, poi abbiamo pitturato e imparato a fare i giocolieri. C’erano ragazzi simpatici, abbiamo parlato, scherzato e abbiamo mangiato i biscotti che mia nonna ha preparato per loro. Ci siamo divertiti e abbiamo capito il motivo per cui eravamo lì: rendere felici queste persone e rendere noi stessi persone migliori».
Toccante il pensiero di uno studente nei confronti dei ragazzi speciali, come quelli che hanno incontrato in questa occasione: «Hanno un cuore grande come il mare, ti insegnano a giocare e a sognare, ma soprattutto ti insegnano che la vita è una sola e la dobbiamo amare».
E’ evidente che l’obiettivo della scuola sia stato raggiunto: gli studenti hanno acquisito la sensibilità necessaria per sviluppare uno stile di vita all’insegna dell’agire, si sono avvicinati al volontariato con atteggiamento maturo e in alcuni di loro si è vista una crescita personale.
Avvicinarsi ad una realtà così estranea alla loro, non può che fare bene ai ragazzi, in questo modo riescono a sviluppare rispetto e solidarietà nei confronti del prossimo, ma soprattutto del diverso. In una società come quella in cui vivono i ragazzi d’oggi, dove “unificarsi alla massa” o “appartenere al gruppo” sono considerati valori fondanti, incontri come questi sono veramente formativi.
Questo iter costruttivo già da qualche anno è realtà in molte regioni del nord, tra cui il Piemonte, dove circa 1.200 studenti lo hanno sperimentato. Si spera che possa prendere piede anche nei nostri istituti in modo da favorire un concreto confronto con i valori della solidarietà e l’assunzione di stili di comportamento positivi.
Questi sono i pensieri che non hanno
trovato posto nell'articolo, che sono
comunque belli:
Per me è
stato un regalo di inizio anno, ne sono uscito un po’ scombussolato però sono
giunto alla conclusione che è meglio vivere mille vite da disabile che una sola
di qualcuno che li prende in giro
(Samuele)
La mattina
ero un po’ nervosa, ma poi quando sono entrata nell’”aula” è cambiato tutto, mi
sono divertita tantissimo, è stata un’esperienza bellissima stare a contatto
con loro (Aurora S.)
Sono
contenta di aver provato quest’esperienza perché è servita a me per crescere e maturare
Ho imparato
a rispettare le persone per quello che sono, è stata una bella lezione
E’ stato
molto bello capire che ci sono persone diverse da noi ma con la stessa voglia
di fare le cose
(Anna)
Ho capito
che i disabili sono le persone più forti al mondo perché tengono duro tutti i
giorni, magari c’è qualcuno che è triste ma nasconde la sua tristezza dietro una risata
I nomi mancanti li aggiungo man mano che
correggo i temi, bravissimi ragazzi, sono con voi!
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